Franciacorta: un territorio, un metodo, un vino.


Cari amici, dedichiamo questo articolo del nostro blog ad un territorio straordinario, collocato  in una pittoresca cornice ambientale, dove il terreno e il clima mite si abbinano tra loro in modo singolare: la Franciacorta.
Questo breve approfondimento prende spunto da una conversazione casuale con degli amici sul termine “Franciacorta” e dal fatto che questo venga, spesso, associato unicamente ad un particolare tipo di vino spumante, trascurando che tale identificazione è attribuita all'appartenenza ad uno specifico territorio, quello franciacortino per l’appunto. 

Dove si trova la Franciacorta?
La Franciacorta è un fazzoletto di terra nel cuore della Lombardia, situato nella laboriosa e combattiva terra nella provincia della “Leonessa d’Italia” (Brescia), compreso fra i fiumi Oglio e Mella, che congiunge le Alpi alla Pianura Padana, mentre a nord-ovest è delimitato dal lago d'Iseo.
Grazie alla sua posizione pedecollinare protetta, gode di un clima mite e gradevole. Questo perché i venti freddi sono mitigati dagli influssi dei laghi e dalle presenza delle piccole alture moreniche in prossimità del Lago d’Iseo. Questi venti provenienti dai laghi non permettono la formazione di nebbie invernali, tipiche della pianura Padana e delle aree pedemontane.
Inoltre, l’origine morenica dona ai terreni di quest’area una straordinaria ricchezza minerale, che unita all’eterogeneità che compone i suoli, le ha permesso di esprimere, nel corso dei secoli, una speciale vocazione vitivinicola dalla spiccata riconoscibilità: una realtà spumantistica tra le più famose d’Europa.
Pensate che è una tra le 10 denominazioni europee che in etichetta ha il diritto di riportare solo il nome per indicare territorio, e non il metodo di produzione e il vino. La menzione “Franciacorta” è sufficiente.

Ma perché questo nome?
Non è ancor oggi del tutto chiara la questione, la storia ci viene incontro dando il significato del nome al passaggio, nell’VIII secolo, di Carlo Magno quando, con il suo esercito dei Franchi, scese per contrastare ed espugnare il regno dei Longobardi.
Carlo Magno di passaggio rimase così colpito dalla bellezza del territorio che qui volle addirittura fermarsi e stabilirsi, da qui appunto Francia Corta…
Ma è un altra la versione più accreditata.
Essa si rifà al termine “Zona Franca” ossia esclusa da dazi, tributi o tasse di alcun genere, allora imposti dall’impero, rendendola appunto libera da ogni pendenza.
Terre di proprietà vitivinicola ecclesiastica, i monaci in cambio del duro lavoro in vigna nonché alla dedizione e conservazione della stessa, avevano in cambio l’esenzione dei tributi imperiali richiesti altrove. Erano appunto delle zone franche delle “Curtis francae” per l’appunto ; da qui si evince il nome Franciacorta.
Dati storici riportano l’origine del toponimo “franciacorta” ad una delibera degli Statuta Communis Civitatis Brixiae del 1277, in cui sono riportati i comuni rurali posti sulla strada che da Brescia arrivava alla “Franzacurta”. Quest’area identificata con il termine “Franzacurta”, indica la zona compresa tra i fiumi Mella e Oglio (dal latino francae curtes) territori esentati dal pagamento di dazi.

A quando risale la viticoltura in Franciacorta?
Dalle ricerche degli storici risulta che fin dall’epoca medievale nelle campagne bresciane veniva prodotto e consumato un vino mosso, amabile e avente alcune velleità in termini di invecchiamento.
Un momento particolarmente significativo per la Franciacorta è nel 1429, quando lo statuto del Doge Francesco Foscari fissò i confini dell’area della cosiddetta “Quadra di Rovato” e quella di Gussago, in considerazione dalla ripartizione fatta dai Visconti un secolo prima.
Proprio in questo territorio, ci fu un medico bresciano i cui studi precedettero di quasi un secolo le intuizioni dell’abate Pierre Pérignon di Hautvillers (1639 – 1715): Girolamo Conforti. Pare sia stato proprio questo medico a rilevare la popolarità del vino vivace del territorio della Franciacorta, arrivando a definirlo “mordace”.
Da una recentissima pubblicazione curata dal Professor Gabriele Archetti, ordinario di Storia Medievale della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università del Sacro Cuore, e dagli studi sul Catasto Napoleonico, è oggi possibile ricostruire per ogni comune della Franciacorta le colture presenti al 1809. Da questi studi si evince che la pratica vitivinicola, sfruttata sia per autoconsumo che per fini commerciali, era molto radicata nel territorio e nella tradizione dei suoi abitanti.
Il catasto napoleonico è stato reso possibile dalle rilevazioni svolte dai geometri di campagna che aveva raccolto le informazioni relative a ciascuna unità amministrativa, aiutati da un esperto locale.
Dai risultati degli studi risultano quasi 1.000 ettari destinati in varia forma alla viticoltura e, su altri 9.940 ettari, è stata riscontrata la presenza di alcuni ceppi e filari di vigna coltivati parallelamente ad una coltura principale.
Oggi a tutelare gli spumanti Franciacorta è il  Consorzio Franciacorta che comincia ufficialmente nel 1990, ma le sue origini sono più profonde. A monte c’è la sfida che Guido Berlucchi e Franco Ziliani lanciarono a se stessi e al mondo dell’enologia italiana nella seconda metà degli anni ’50, con la visione di uno spumante bresciano prodotto secondo il metodo classico.
Probabilmente neppure due menti così lungimiranti potevano prevedere che le prime tremila bottiglie di Pinot di Franciacorta della vendemmia 1961 avrebbero cambiato per sempre la vocazione del territorio, scrivendo una nuova pagina della storia e della geografia del vino italiano.
L’espressione Franciacorta, riconosciuta zona a denominazione di origine controllata nel 1967, è diventata sinonimo nel nostro Paese e nel mondo di bollicine italiane di qualità pregiata.
A vigilare sul rispetto del disciplinare, garanzia della qualità del Franciacorta, è il consorzio nato a Corte Franca il 5 marzo 1990 e trasferitosi nell’attuale sede di Erbusco tre anni dopo.

Quando un vino spumante può quindi, definirsi Franciacorta?
In sintesi con il termine Franciacorta si intende: una zona di produzione, il vino DOCG franciacorta e il metodo di vinificazione. 
Un vino potrà quindi, fregiarsi della denominazione di origine controllata e garantita Franciacorta se:
-    le uve sono coltivate e trasformate nel territorio della Franciacorta, quindi nei 19 comuni della provincia di Brescia (Il Consorzio Franciacorta conta circa 120 soci tra viticoltori, vinificatori, imbottigliatori, interessati alla filiera produttiva delle denominazioni Franciacorta DOCG, Curtefranca DOC e Sebino IGT);
-    si ottiene da determinate uve, come lo Chardonnay e/o Pinot Nero (è permesso l'uso anche del Pinot Bianco fino ad un massimo del 50%);
-    il metodo di produzione è basato esclusivamente sulla rifermentazione in bottiglia del vino (Metodo Classico).
Il risultato sarà una bollicina sottile e persistente e il suo perlage sarà così raffinato che noterete una lenta salita delle bolle verso l’alto. Presenterà fragranze di lieviti, biscotteria, pane tostato e crema con sfumature di spezie leggere, frutta secca e disidratata.


Il Franciacorta Satèn
Se tutte le zone spumantistiche italiane possono avere un brut, un extra-brut o un “non dosato”, un millesimato oppure un rosè, ma solo la Franciacorta può avere un Satèn.
Si tratta di una tipologia di prodotto in più, prevista solo nel disciplinare del Franciacorta DOCG.
“Satèn” non è un termine inglese e nemmeno francese, è una parola di origine dialettale e significa seta.
La Franciacorta era ed è zona di grandi setifici.
È uno spumante metodo classico ovviamente, prodotto però solo con uve a bacca bianca autorizzate, ovvero Chardonnay e Pinot Bianco. Questo perché eliminano il Pinot Nero si toglie un poco di struttura ma si accentua la rotondità del prodotto, grazie soprattutto alla morbidezza fornita dallo Chardonnay.
Morbido e setoso anche grazie ad una pressione interna che viene tenuta sensibilmente più bassa delle altre tipologie.
Abbiamo selezionato per te, il Franciacorta Satèn dell’Azienda Agricola Bosio.
Questo Franciacorta sarà in grado di esprimere tutta la morbidezza e la complessità che il Satèn può offrire, grazie a un 20% della cuvèe che fermenta in barrique.
Giallo paglierino, dal perlage finissimo e persistente, presenta all’olfatto note di fiori bianchi e vaniglia. In bocca è fresco, morbido con un finale vanigliato. In questo spumante emerge tutta la sostanza dello chardonnay di Franciacorta, nella sua versione più delicata e soft!
Ideale per l’aperitivo; accompagna il pesce in generale, come tartare di branzino o tonno rosso; crostacei; frutti di mare; baccalà alla griglia.
Da provare anche con  il cotechino, il cosciotto di maiale, l’arista ma anche con carni bianche con salse delicate.

Share this post

Prodotti correlati